I numeri dei festival italiani 2023

In queste ultime settimane abbiamo presentato in diverse città italiane il primo report relativo alla violenza di genere nel nostro settore, ricerca sviluppata e portata avanti insieme alla dott.ssa Rebecca Paraciani, in collaborazione con la dott.ssa Alessandra Micalizzi, basata su 153 risposte al nostro questionario in merito. Ma da quando abbiamo iniziato a promuovere questo tour, abbiamo raccolto moltissime altre risposte. (Il questionario è sempre aperto e anonimo e puoi compilarlo qui)

Il report dipinge un quadro piuttosto chiaro rispetto a quanto le donne possano sentirsi libere di intraprendere e portare avanti una carriera in questo settore, visti i soprusi, le vessazioni, le molestie, gli insulti, le discriminazioni, le pressioni e persino le aggressioni fisiche a cui sono sottoposte mentre cantano, suonano, allestiscono palchi, viaggiano o stanno a una scrivania.

Che questo abbia un impatto tangibile sulla presenza delle donne nella musica in Italia, è ormai innegabile, e i numeri, ovunque e comunque, lo dimostrano.

Anche quest’anno abbiamo studiato le line up di alcuni festival della nostra penisola, in particolare, della stessa selezione dell’anno scorso, ad eccezione di due che non si sono più tenuti e altri 2 divenuti rassegne con serate a tema, per un totale quindi di 34 lineup e, come sospettavamo, non è cambiato granché.

La percentuale delle artiste soliste scende dal 17,65% del 2022, al 15,60% nel 2023. Leggermente migliorate le band con almeno una donna, che salgono dal 4,9% al 9,36%…parliamo sempre di numeri bassissimi: in questo campione, infatti, ci sono ben 9 festival che contano un totale di 0 artiste soliste, e altri 6 soltanto una.

Aggiungiamo, visto che è stato annunciato in pompa magna al tg nazionale in prima serata, l’evento televisivo che fa delle co-conduttrici il proprio “scudo della parità”: il Festival di Sanremo. Con grande sorpresa di nessuno, su 27 concorrenti, ci sono solo 9 artiste, contando anche Angela Brambati, voce dei Ricchi e Poveri.

Ogni volta che parliamo di presenza, o meglio assenza, di donne sui palchi, sentiamo sempre le stesse giustificazioni:

  1. Eh, ma le donne non portano pubblico
  2. Sono le agenzie di booking che non le propongono
  3. Sono i discografici che non ci investono
  4. Quali artiste? Non ci sono, ne ho chiamate 2 e avevano altre date
  5. Le donne non si propongono, sono insicure

E via discorrendo. Insomma, è sempre responsabilità di qualcun altro, financo dell’intero genere femminile che sembrerebbe essere afflitto da un’atavica epidemia del famigerato malessere denominato “Insicurezza”. Non è questo il luogo opportuno per discutere su come tale “patologia” sia sì diffusa, ma di certo non innata (fatevi un giro nei centri d’infanzia e ditemi se la quasi totalità delle treenni o quattrenni vi sembra insicura, vi aspetto, sto qua), quanto piuttosto indotta da una dinamica patriarcale, comunemente nota come sindrome dell’impostora. Per tentare di approfondire il dibattito vi rimando al nostro blog, in particolare agli articoli scritti da Francesca Barone.

Oggi possiamo provare, grazie al nostro report, e testimonianze raccolte, anche dal vivo, della nostra community, che l’Insicurezza sia l’ostacolo minore alla carriera di una donna nel mondo della musica. 

Tutto il materiale che abbiamo raccolto ci mette di fronte alla precisa volontà di contrastare il successo delle artiste nel nostro settore o quanto meno di quelle che non si piegano alle leggi del mercato capitalista e maschilista. In ogni caso il risultato è un’esclusione scientifica da ogni aspetto della filiera creativa.

Lo abbiamo appena visto, a fine novembre, alla prima edizione dei SIAE awards, una celebrazione dei migliori autori ed editori, dove, su 12 categorie (39 firme), appare una sola autrice, Victoria De Angelis, insieme agli altri 3 componenti dei Maneskin, per il loro I Wanna Be Your Slave. La serata, per giunta, è stata presentata da tre conduttori speciali: Alessandro Cattelan, Claudio Baglioni e Salvatori Nastasi, con l’accompagnamento degli Street Clerks, gruppo di soli uomini, che spesso fa il paio con Cattelan. Insomma, questa volta, nemmeno il (seppur triste) tentativo di salvare la faccia con una moderatrice o con una co-conduttrice come va di moda dire in questo periodo dell’anno.

Ma lo riscontriamo anche nelle classifiche, che siano FIMI, Billboard o il recente Spotify Wrapped. Quest’ultimo dettaglia le preferenze di ascolto del pubblico, mondiale e nazionale, dove, tra le altre cose, si delinea perfettamente la ricaduta che ha una kermesse come Sanremo sulle scelte del pubblico, nelle prime posizioni infatti ne arrivano diverse. Tra le canzoni più ascoltate dell’anno, nello specifico nella top ten, compare una sola artista, ANNA, che è anche l’unica italiana nella top 20 degli artisti più ascoltati dell’anno.

Naturalmente si può intersecare il discorso anche con il genere musicale ma alla fine non sposta molto.

Chiudiamo questo 2023 senza grandi conquiste in fatti numerici ma speriamo che, con il nostro lavoro, si stia creando maggior consapevolezza nel settore e che questo faccia partire una reazione, una scintilla, un’intenzione nel voler condividere il potere, il successo, le opportunità. 

Segnate queste tre paroline, è di questo che parliamo.

Ed è un paradigma che ci auguriamo veda un miglioramento nel 2024.

I primi annunci sono già usciti e noi continueremo a contare.

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